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Matteo
Collura
Presentazione in catalogo
- Mostra personale presso la Galleria ARTE CLUB - Monreale
- 1976
L'immondo
dittatore di cui narra Gabriel Garcia Marquez nel suo «Autunno
del patriarca», sotto la consunta divisa di generale
nasconde un'ernia enorme: una terribile escrescenza, una
ripugnate appendice che lo fa mostro schifoso. Certo, Marquez,
ha scritto dell'altro per costruire quell'immagine mostruosa
del potere, ma l'invenzione dell'ernia è senza dubbio
efficace per mettere tra il lettore e il despota descritto
un fossato di orrore.
Sergio Mammina dipinge
divise di ufficiali e le colloca nellatmosfera che gli è
congeniale: un groviglio di macchinari dove tecnologia moderna
e bestie primordiali convivono in una sorta di allucinante
macchina senza tempo (destinata a che cosa?). Quelle divise,
vuote, lasciano intravedere una sfera in quel posto dove
tutta l'umanità porta gli organi genitali: un'ernia?
una terribile escrescenza? una ripugnate appendice? Quella
sfera, anche se pulita e levigata, può far pensare
al «patriarca» di Marquez. Soprattutto perché
Sergio Mammina dipinge
divise militari non per farne elogi, ma per mostrane tutta
l'ambiguità, il velleitarismo, l'angoscioso significato
che la storia ci ha abituato a dare a questi paramenti (più
tetri nei colori e nei simboli quanto più animaleschi
sono stati — e sono — coloro che li indossano).
Ma
Sergio Mammina non
dipinge soltanto divise. Anzi, a questo «simbolo»
è approdato di recente. Il resto della sua produzione,
più grafica che pittorica, è ancorato al nostro
dramma tecnologico quotidiano. Affrettatamente si potrebbe
parlare di ecologia, di un'altra, di una delle tante voci
di dolore per il sistematico stravolgimento della natura,
uomo compreso, che dello sfacelo è poi l'autore.
A vederci più chiaro, però si può andare
oltre. Ad esempio in una specie di mondo sotterraneo dove
bestie risoperte di squame e fragili insetti non lottano
per evolversi ma per estinguersi obbedendo al volere di
chissà quale terribile despota.
Certo gli animali di Mammina
sono rappresentati come cavie. Ma c'è troppa amalgama
tra questi essere primitivi e le apparecchiature che li
imprigionano. Non sarà perché «il tutto»
nasce insieme, mostro straordinario? Potremmo continuare
con gli interrogativi, e a porli potrebbe essere l'autore
stesso dei quadri.
Se quel che abbiamo scritto fin qui può servire da
modestissima chiave di lettura (una delle tante, ovviamente)
delle opere di Sergio Mammina,
il resto è sotto gli occhi di chi guarda: un segno
grafico limpido, un disegno costruito con rara sapienza,
un mondo poetico assai stimolante.
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