Attilio Gerbino / continuazione


Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
(L’antica rosa esiste solo nel nome: noi possediamo nudi nomi.)
Umberto ECO, Il nome della rosa, 1980
Se nel romanzo, forse per l’economia della storia e grazie alla geniale variazione di una locuzione tratta dal poema medievale De contemptu mundi (Il disprezzo del mondo), lo scrittore sostituisce il nome originale della città eterna “Roma” con il lemma “rosa” e attribuisce questa profonda riflessione sulla caducità delle cose terrene – che sopravvivono solo nel nome – al benedettino Bernardo Cluniacense (mutuandola da Lotario de’ Segni, alias papa Innocenzo III), nei suoi disegni, l’artista highlander Sergio MAMMINA cancella l’uomo e le sue catastrofi per depurare Le meraviglie della natura dal dramma. In tal modo, nelle sue visioni da un Medioevo futuro si azzerano i conflitti e le migrazioni, scompaiono le contaminazioni e le estinzioni di massa, svaniscono i continenti di plastica galleggiante dagli oceani e la natura meravigliosa e, aggiungo io, inconsapevolmente vitale, ritrova un equilibrio dove l’umano esiste solo nel nome dei suoi oggetti, relitti ormai liberi di reinventarsi quasi fossero sculture Dada decontestualizzate che, prive del loro potenziale distruttivo, si integrano perfettamente nel nuovo ordine naturale.
Non v’è alcun dubbio che i raffinati disegni di MAMMINA vivano in un tempo futuro non necessariamente umano. Ma questo non è un problema: Lui – l’artista – lo sa e se la ride e intanto i suoi graphotteri zelanti, operosi e probabilmente ignari di essere finiti in una bolla temporale a decorare le pagine di un prezioso, piccolo evangeliario laico, vivono i loro ritmi orchestrati sempre dal grande artista demiurgo.

Chissà in quale scriptorium astrale finirà per abitare il Siculotterus curioso nella prossima Età di mezzo?

Riesi, giugno 2018