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Francesco
Carbone
Presentazione Catalogo in occasione
della mostra personale presso il Centrozero delle Arti,
Marsala, maggio 1966
Sergio
Mammina ha sin qui manifestato interessi in direzione prevalentemente
grafica: contrappunti di linee e di spazi condotti in trame
intersecate, volte a determinare un nucleo centrale, da
cui muovere ancora per costruire raccordi, rapidi e indiretti,
di un discorso sempre più allusivi e insistente,
certamente carico di richiami e di intuizioni, di sbocchi.
Infatti, questi ultimi lavori di Mammina sono la testimonianza
di una matrice che si è precisata in virtù
di un naturale sviluppo, sia formale che di proposte collegate
alla visione di una civiltà tipica e imprescindibile
ma accettata nel contempo con riserva. La civiltà
della macchina e la necessità dell'uomo di integrarsi
nel suo apparato tecnico attraverso un processo che raggiunge
lo scopo, forzando talune autonomie che sono proprie dell'uomo,
interferendo negli spazi generalizzabili della sua personalità.
Sia sul tema (peraltro sempre discutibile) dell'alienazione
prodotta dal tecnicismo industriale e dal suo livellamento
automazionale: un mondo che si codifica, esprimendosi in
formule e sigle, in segni e segnali che non facilitano la
selettività di un adeguato tipo di comunicazione
a livello della coscienza.
Nel rendere questa condizione, Mammina si avvale di un impianto
semantico frazionato in "sezioni" di visione,
in scorci di comportamento nei quali la struttura umana
si identifica con quella della macchina, senza che tale
simbiosi riesca tuttavia a verificarsi interamente. Qualcosa
che appartiene esclusivamente all'uomo resta al di qua o
ai margini del simbolo e della cifra: un suo destino superiore,
sia pure riscontrabile nell'apparente negatività
di una conseguenza (forse quel bimbo rimasto solo in casa
accanto ad un giocattolo fermo).
Francesco
Carbone
Presentazione Cartella "ARTE E CITTÀ"-
4 serigrafie di Di Bianca, Mammina,
Leto, Kodra - ed. La Tela Palermo - 1980
... "Sergio Mammina, anche in questa occasione, si
distingue per la sua particolare inventiva che coglie le
contraddizioni della nostra civiltà tecnologica e
la sua azione devastatrice rispetto all'ambiente. La sua
superficie, splendidamente rivelata e metaforica, trama
agili tessiture di oggetti e di insetti, di specie aninali
e umane interferite e corrotte dagli elementi esterni che
provocano disordine e rotture di equilibri. L'artificiale
prevarica il naturale e lo viiolenta, lo predispone ad una
serie di costrizioni e di inquinamenti a cui non è
più facile sfuggire. E tutto questo Mammina fa con
grande efficacia di rappresentazione, con perfetta esecuzione
tecnica e formale, scandendo i ritmi delle sue impaginazioni
in un susseguirsi di punti di riferimento e di relazioni
estremamente mobili e dinamici. La tecnologia o i prodotti
che la esprimono nel loro uso ed abuso correnti sul piano
delle istallazioni urbane, è da lui rivisitata con
distacco critico, con seducente ironia creativa che storna
il dato scrupolosamente realistico della rappresentazione
in un ambito di rese e di suggestioni pittoriche puntate
sull'iperbole di una realtà che appare irreale, pervasa
di incanti e di denunce civili.
Mammina appare così, ed è, l'artefice di un
discorso pittorico che negli elementi costitutivi del quadro
_ superficie, segno, colore _ porta una sorta di "aristocrazia"
formale, di abilità descrittiva e di esecuzione tecnica
che ne fanno un punto di riferimento preciso nell'attuale
panorama della cultura figurativa non soltanto siciliana."
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